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 » Capitolo 5 - I sei mondi del Samsara
Ming Zhen Shakya
Il Settimo Mondo del Buddhismo Chan
di Ming Zhen Shakya (Precedentemente Chuan Yuan Shakya)
Traduzione ad opera di Yao Sheng

Capitolo 5 - I sei mondi del Samsara

Spiritualmente parlando l'esistenza umana è divisa in dieci mondi. I primi sei sono dipinti come segmenti di una ruota che gira senza fine; gli ultimi quattro sono considerate storie di una montagna alta.

I sei mondi appartengno al Samsara, il regno dell'Illusione in cui la realtà è distorta da un ego che interpreta ed interviene. I quattro mondi appartengono al Nirvana, il regno della pura consapevolezza in cui, salendo per gradi, la realtà è sperimentata direttamente senza le interpretazione dell'ego. Lo scopo del Chan è ottenere la cima di questa montagna, per esempio per fare esperienza spontaneamente della vita, senza l'intervento di tutte le informazioni in entrata nel nostro cervello ai dettami e alle esplicazioni dell'ego. Poiché è molto importante capire esattamente fin dall'inizio il significato di questi due termini, Samsara e Nirvana, o Forma e Vuoto come essi sono frequentemente chiamati, noi illustreremo la distinzione fra essi. Immaginiamo una stanza, un salotto nella casa della signora Jane Doe. In questa stanza un essere umano siede su un sofà di velluto blu. Difronte al sofà ci sono due sediedi seta imbottite . Alle estremità del sofà ci sono dei tavoli su cui stanno delle lampade le quali hanno larghe e increspate ombre. Sul pavimento c'è un tappeto con medaglioni rosa crema e sulle pareti ci sono molti quadri ad olio che portano la firma di Jane Doe. Le finestre sono aperte e una forte brezza muove le tende dentro la stanza. All'esterno, il ramo di un pioppo sbatte ritmicamente contro i vetri di una finestra. Un orologio su una mensola suona le undici in punto. Questa descrizione delle cose esattamente come esse sono nella realtà del Nirvana o del Vuoto.

Ora immaginiamo la stessa stanza come è vista attraverso gli occhi della persona che siede sul sofà. Diciamo che questa persona è Louisa Doe, la nipote di Miss Jane Doe che è venuta in risposta ad un invito. Mentre la zietta è occupata in cucina, la nipote si guarda intorno nella stanza e dice fra sé e sé: "Quei dipinti sono atroci. Nessuna meraviglia che la povera donna non si fosse mai sposata. E quei paralumi. Che orrore! Ma questo sofà è cosotsissimo. Deve averlo pagato una fortuna. Ricordo di averlo visto un anno fa ed esso sembra sempre lo stesso. Così soffice.troppo cattivo non sono nella Duncan Phyle. Signore, essa dovrebbe mettere a posto quelle sedie! I braccioli sono giustamente "grungy". Ma questo tappeto.scommetterei che è un tappeto orientale autentico. Sì.questo deve essere quello che ha comprato al Cairo. Quella brezza significa guai. Mi domando se ho lasciato aperti i finestrini dell'auto. Sarebbe meglio tagliare quel ramo prima che esso possa rompere un vetro. Le undici in punto! Ah, quello è il vecchio orologio di Hamilton, papà dice -giustamente- che è il suo. Spero di poter essere fuori di qui per mezzogiorno. Mi domando se pensa di lasciarmi questo luogo a me".

Questa descrizione delle cose veduta attraverso l'intervento dell'ego è la distorsione della realtà, il Samsara o la Forma. Non c'è nessuna intrinseca differenza fra la Forma e il Vuoto. Semplicemente li percepiamo in modo diverso. Sia nel Samsara che nel Nirvana la stanza era la stessa. Ma nel Nirvana non c'era giudizio accurato o valutazione. Non c'erano ricordi o piani, nessun "prima e dopo", nessun "ciò che era solito essere", o "ciò che dovrebbe essere", o "ciò che sarà". Non c'era alcun pregiudiziale "io" o "me". Nel Nirvana c'è solo "è". E la percezione di ciò che "è" è diretto, spontaneo, e, come accade, accompagnato da una profonda gioia e serenità.

Noi parliamo di sei mondi del Samsara perché essi sono popolati da sei diversi tipi di esseri umani. Le persone sono divise in diverse categorie a seconda della maniera in cui il loro ego compie la sua distorsione della realtà. Ogni tipo di "mondo" (realtà) rappresenta uno stile di adattamento, un modello di risposta o un metodo di imitazione alle esigenze della vita. Ogni individuo, dal periodo dell'infanzia, attraverso prove ed errori determina quale stile si adatta meglio ed è più efficiente per ottenere l'attenzione e lo status che egli desidera ardentemente. I sei mondi, poi, possono essere considerati come le sei strategie base di sopravvivenza (la loro identificazione costituisce, appunto, il vecchio sistema della psicologia nella storia).

Nel Buddhismo, impariamo a riconoscere queste sei strategie, non perché possiamo identificarle negli altri (sebbene ciò possa essere utile se le osservazioni sono oggettive, istruttive e non accusatorie) ma perché possiamo imparare a identificarle in noi stessi ogni qualvolta noi le usiamo per evadere le nostre responsabilità, per manovrare le altre persone nell'agire nei nostri migliori interessi, per trarre beneficio per noi da qualsiasi vantaggio noi cerchiamo e così via.

Nella vita di ogni giorno del mondo del Samsara, ogni persona in ogni società usa una di queste strategie. Ma noi vogliamo prima descriverle come esse si trovano nella vita religiosa. Nei monasteri, templi e centri zen, i monaci e i devoti i quali sono ancora presi nella ruota samsarica si dice per scherzo che praticano il Chan dei Sei Mondi.

Le sei classificazioni sono lo Zen del Fantasma Desideroso, lo Zen del Demone, lo Zen dell'Essere Umano, lo Zen dell'Animale, lo Zen del Titano e lo Zen dell'Angelo. Ancora, questi non sono diversi stili di Chan ma sono semplicemente stili di adattamento usato dall'ego che ha pretese religiose (Nello Zen Giappobese queste classificazioni sono chiamate, rispettivamente, Gaki, Jikoku, Ningen, Chikusho, sono chiamate, rispettivamente, Gaki, Jigoku, Ningen, Chikusho, Shura e Tenjo. Nella "Ruota Tibetana della Vita" le sei classidicazioni sono Preti, Inferni, Uomini, Animali, Titani e Dei).

Lo Zen dell'Essere Umano.

Questo è il Chan degli affari mondani. Le persone che lo praticano sono persone pratiche che eccellono nel migliorare l'esistenza mondana e terrena. Nei monasteri gli Esseri Umani sono sempre coinvolti in attività non spirituali, facendo lavori che eseguono con una esemplare efficienza. La loro strategia è semplicemente divenire indispensabili e ciò gli riesce ammirabilmente da quando, invariabilmente, essi sono coraggiosi ed esperti in tutti i lavori che spaventano gli spiriti dei maestri Chan e di altre persone spirituali. Essi sanno come sbrigare le formalità, occuparsi dei media, organizzare escursioni, regolare le folle, raccogliere le offerte, manufatti di pregio e promuovere articoli religiosi e altri souvenir, compilare mailing list e gestire ristoranti, panifici, rifugi, ostelli ecc. Quando serve aumentare i beni del monastero e a convincere i turisti, i pellegrini e i membri della congregazione a contribuire per i miglioramenti, gli Esseri Umani non hanno pari.

Queste persone lodevoli diventano devoti Buddisti o monaci perché essi apprezzano i molti modi in cui le loro vite sono migliorate dal modo Buddista di fare le cose. Gli Esseri Umani, in genere, credono che il Chan è più un modo di vivere che una religione e, come tale, essi lo valutano per l'equilibrio che la mediazione zen produce, per la sua dieta a basso contenuto di colesterolo piena di vita, per l'ambiente libero da stress, per l'eccellenza ortopedica delle sue stuoie per dormire, per l'inttelligenza, la varietà, e la non fanatica decenza dei suoi discepoli, per il comfort del suo ampio vestito fatto di fibre naturali e così via. Non trascurano le questioni spirituali. Qualche volta si preoccupano di capire con quale mantra si producono i più sani effetti sul sistema nervoso o quale canto rende i discepoli più felici. Essi possono avere vite sessuali ambiziose e possono essere a conoscenza che ci sono delle tecniche nel Buddhismo Yoga che, quando sono eseguite con successo, possono prolungare un orgasmo per venti minuti. Questo non è altro che migliorare se stessi e così essi si precipitano a trovare un Centro Zen. Gli Esseri Umani semplicemente non comprendono che lo Zen è Buddhismo e che il Buddhismo è una religione, una religione di salvezza. Sebbene il Buddhismo può ben migliorare certe funzioni ancestrali (come l'attività sessuale), non è un club salutista o un centro sociale, una associazione, uno studio di un artista o di un artigiano, una casa di cura, un gruppo di studio, una società filantropica, una pensione o una società che ricerca il profitto.

Lo scopo del Buddhismo non è far fronte all'esigenze del mondo ma di trascenderlo, non ottenere comfort materiali ma fare a meno del concetto di esso, non per accrescere o per riabilitare le reputazioni, ma semmai per rinascere senza una identità terrestre nella gloriosa anonimità della Natura del Buddha. Divenire un buon raccoglitore di fondi è un poco fuori luogo.

Il Chan del Titano.

Nella mitologia, i Titani erano i più crudeli antenati degli antichi e più raffinati Dei Greci. Secondo quella tradizione, le persone che praticano lo Zen o Chan dei Titani hanno un bestiale e sadomasochistico approccio alla religione. Essi sono rigidi alla disciplina i quali possono andare in nessun altra strada se non quella "presa alla lettera dal libro". Se ispirati dai martiri, crociati o sergenti istruttori, essi sono convinti che la loro dedizione al Buddhismo e al benessere del monastero supera qualsiasi altra persona. Ed essi realmente credono che le indicazioni per quell'impegno sono dolore, sudore, scomodità, deprivazione, e conformità con un codice che farebbe arrossire in KGB. Nonostante i Titani siano notevoli duri lavoratori e notevoli raccoglitori, seppure controvoglia, di elogi per i loro sforzi, essi ancora trovano necessario raccimolare un'ultima soddisfazione denigrando il lavoro degli altri. Sebbene essi brontolino e siano pignoli in diversi versi, il coro è sempre lo stesso: "Se vuoi che qualcosa sia ben fatto devi farlo da solo".

Come i Titani comprendono la religione, il male può essere purgato e la bontà essere acquisita da una varietà di dure prove stravaganti. In aggiunta ai loro riti giornalieri di sacrificio di sé stessi nella esecuzione dei lavori noiosi, essi, con tutte le dovute fanfare, si impegneranno a prolungare i digiuni, la difficoltà dei quali è fortemente diminuita, essi modestemente noteranno, considerando la sbobba fatta dai cuochi di turno in cucina; o essi faranno solenni promesse (voti) di silenzio (una tattica che gli permette di guardare in cagnesco, scarabocchiare, fischiar)e o altrimenti mimare chiaramente il loro criticismo. Durante l'allungamento delle gambe (stretching), un periodo di camminata che pietosamente divide una lunga sessione di meditazione, i Titani rimarranno seduti in perfetta postura per dimostrare che essi mai abusano degli altri più di quanto essi abusino di se stessi. Nelle stanze di meditazione giapponese ad un monaco è assegnato il compito di tenere tutti in allerta. Egli si aggira ai lati della sala con un lungo bastone e se sorprende qualcuno a sonnecchiare, egli lo batte sulle spalle. Questi colpi sono piuttosto decisi e ognuno dovrebbe decidere per se stesso quando egli necessiti di questo stimolante per tenersi sveglio, egli si sottomette a questo monaco con il bastone ed è flagellato in conformità alle regole. Inutile a dirlo, i Titani si sottomettono ripetutamente. Assistere alle loro bastonate non porta alla tranquillità sebbene è considerevolmente più rilassante di avere uno di loro dall'altro capo del bastone.

Tradizionalmente, nel Buddhismo Cinese, dopo il completamento del seminario di preparazione, sia gli uomini che le donne novizie passano attraverso una cerimonia di ordinazione durante la quale tre o dodici coni di incenso che bruciano sono posti sulla cima delle loro teste rasate. Quando questi coni si consumano essi bruciano il cuoio capelluto lasciando cicatrici permanenti. Dopo qualche tempo i preti ordinati di recente possono decidere di ripetere questa prova dei coni che bruciano come una speciale penitenza o come offerta di qualche tipo. I Titani, chiaramente, sono fra i più entusiastici seguaci di questa pratica. Come i giocatori di football americano nei college che ottengono piccole stellette incollate nei loro elmetti per fare pubblicità ai loro atti meritori, i monaci del Titano possono avere i loro cuoi capelluti decorati con piccole cicatrici rotonde Nella provincia del Guangdong, incontrai un vecchio monaco che aveva una dozzina in più delle obbligatorie tre o dodici cicatrici. Egli rise su essi, attribuendoli all'esuberanza degli eccessi giovanili. "Molti come tatuaggi", disse con un certo rincrescimento). Agli estranei, per esempio, qualcuno che non si sia dimostrato pigro, incompetente, smidollato o immorale, i Titani possono essere sorprendentemente simpatici e geniali. Ma la loro benevolenza iniziale è solo una testa di sbarco dalla quale essi più tardi prepareranno attacchi di rettitudine. Un martirio che fa paura non è una strategia per vincere strette amicizie personali, ma riesce nell'ottenere attenzione e status.

Il Chan Animale.

Questo tipo di Zen prende il suo nome dalla principale caratteristica degli animali domestici.la dipendenza. Una persona che pratica il Chan Animale ha bisogno delle stesse attenzioni sul sentiero delle mucche o dei canarini, che, appunto, necessiatano sempre di cure e attenzioni. Consideriamo queste due creature e l'accordo di scambio che queste hanno con noi. Una di esse, la mucca, ci dà il latte e il canarino canta in cambio di una gabbia, una tavola e qualsiasi altra cosa essi sono in grado di negoziare. Se smetti di dare il mangime al canarino, il canarino smetterà di mangiare. Prova a smettere di nutrire una mucca da latte e vedrai cosa ottieni. Entrambi se lasciati liberi non sopravviverebbero per molto tempo. Forse un tempo entrambe sarebbero stati in grado di sopravvivere allo stato selvaggio, ma ora è troppo tardi. Essi sono diventati troppo timidi e hanno perso l'abilità di difendersi e di agire o pensare indipendentemente. Una persona che pratica il Chan Animale non può tollerare le ansietà della vita secolare (mondana). Egli semplicemente non può mantenere il suo modo di pensare nell'etica del DO UT DES o del dare e prendere del sesso o della politica del luogo di lavoro. Nel monastero egli sa che riceverà almeno tre pasti al giorno, una sua stanza, cure mediche, il vantaggio della pensione, una piccolo ma adeguato assegno mensile per un lavoro da cui egli mai sarà licenziato, donazioni supplementari dai parenti buoni, una lunga rispettabile vita che gli permette di prendere per il naso tutti quelli che dicevano che egli non sarebbe mai approdato a nulla. Nelle festività mai si dovrà preoccupare di ricevere un invito in quanto c'è sempre un posto per lui alla tavola del banchetto. E, ovviamente, alla vigilia di un nuovo anno, mai si dovrà preoccupare del tempo che passa. La gente che pratica il Chan Animale può essere timida, passiva e dipendente, ma sebbene questo suggerisca una certa stupidità, potrebbe essere erroneamente interpretata come una deduzione, un calcolo. Essi non sono né stupidi né non istruibili. Quelli che sono già prima formati e addestrati. Essi entrano nel monastero e sono incoraggiati a coltivare un interesse accademico, a prendere lezioni di musica, o ad imparare un mestiere o qualche altro lavoro. D'altro canto, essi non seguono una ordinaria vita lavorativa perché essi sono socialmente deboli, essi sono socialmente non reattivi. Essi si accorgono di tutto, registrando chi fa eche cosa e quando. Tutto avviene nel loro cervello he è difensivamente programmato per minimizzare la buona condotta degli altri e per esagerare ciò che in realtà non è così buono . Tale informazione è la loro munizione che, nel caso in cui dovessero mai non risultare all'altezza nella esecuzione dei loro propri doveri, essi useranno in qualsiasi modo possiblile per difendere se stessi. Essi non si staccano dal il veleno delle lettere scritte a mano. E piagnuccolano molto.

Il Chan dell'Angelo.

Questo è lo Zen dei sofisticati neo-intellettuali, i quali sono attirati dalla altezza spirituale dello Zen, dai suoi principi filosofici, dalla sua forza, dalla presentazione estetica e dalla dignità del suo sacerdozio che essi accettano sebbene impegnati e attaccati a un buon tempio greco. Queste sono le persone che il profeta Maometto aveva in mente quando pronunciò queste parole:"Un filosofo che non ha realizzato la sua parte metafisica, è un asino che porta il peso dei libri". Kosho Uchiyama Roshi, uno dei grandi maestri Zen dell'era moderna del Tempio di Antaiji, nota che nei monasteri Giapponesi sono gli Americani oggi che aumentano le file dello Zen dell'Angelo. Essi sembrano eccellere, dice, nel "lucidare gli scettri" delle persone di alto rango spirituale. Squisitamente superiori, essi sono chiamati "angeli" perché, mentre essi sono meno di Dio, essi non sono mai così tanto più che uomini mortali.

Le persone che praticano lo Chan dell'Angelo passeggiano nei giardini del Tempio dove essi frequentemente sono sorpresi, in flagrante, in atti di sublime meditazione. Tutti i giorni hanno rapporti con il cosmo, incontri che li lasciano un poco senza respiro e incinti di un poema o due. Solitamente essi vengono allo Zen perché sono cresciuti con il grossolano materialismo e la degradazione morale delle città americane. Essi disprezzano il mondo di "plastica" e desiderano ardentemente l'elegante semplicità dell'Uomo Naturale del Chan. Ma nonostante la loro convinzione che l'uomo della città è corrotto, essi sono molto esigenti su dove essi prendono i loro diplomi universitari e su quale orchestra sinfonica ha registrato i loro classici favoriti. E sebbene lo Zen descrive se stesso come "una speciale trasmissione oltre le scritture, non fondata sopra le parole e le lettere, una descrizione che in qualche modo suggerisce che a qualsiasi livello i lavori canonici provocano dispute, il loro studio non incoraggia un modo di vivere "naturale". Le persone che praticano lo Zen dell'Angelo vagliano le voluminose tonnellate di scritture Buddiste solo per essere in grado di calunniarsi l'un l'altro in nome dell'erudizione esegetic a. Essi discuteranno per ore sulle più astruse o insignificanti sciocchezze, tirando fuori capitoli e versi come tanti attaccanti di football. Inevitabilmente essi sono pubblicati. Ma la questione nonè se essi fanno molti best-seller o semplicemente hanno una occasionale uscita in una newsletter o in altre pubblicazioni interne. La conoscenza scritta della loro erudizione è la dimostrazione per loro che la loro strategia funziona. Una persona che pratica lo Zen dell'Angelo crede che avere conoscenza di qualcosa sia la stessa cosa che essere qualcosa, come se, conoscere la grammatica fa di uno un grammatico o conoscere i serpenti fa di uno studioso di serpenti, così, ragionano: conoscere Dio fa di una persona un immortale. La loro conoscenza è così precisa ed esaustiva che si sentono giustificati nel respingere qualsiasi cosa sia oltre essa -la vera esperienza spirituale- come falsa o insufficiente.

(Continua...)

 
Ultima Modifica: 31-07-2003
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