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Ming Zhen Shakya
Il Settimo Mondo del Buddhismo Chan
di Ming Zhen Shakya (Precedentemente Chuan Yuan Shakya)
Traduzione ad opera di Yao Sheng

Capitolo 19 - Giusta Meditazione

I metodi Ci potremo chiedere quale possa mai essere la virtù speciale dello Soto Zen, il quale vuole che con il fissare incessantemente un muro si possa raggiungere la liberazione ultima? In fondo anche le prigioni hanno dei muri ed infliggono umilianti punizioni, ma non per questo escono necessariamente fuori da esse dei maestri Zen. Cerchiamo di arrivare indirettamente alla nostra misteriosa risposta. In primo luogo è necessario fare una breve panoramica e alcune premesse sull'uso di congegni eletronici e droghe per raggiungere i più alti stati di coscienza.

Nessuno può negare che le droghe siano state tradizionalmente usate nelle cerimonie religiose. Il Soma, la droga misteriosa più strettamente legata all'India antica, il Ling Chih (la Pianta di Lunga Vita) il fungo dell'albero e altri funghi, il peyote, la marijuana, le bevande alcooliche ed un assortimento di altre sostanze sono state assunte in tutto il mondo e attraverso la storia per promuovere o innalzare l'esperienza mistica. Se una persona è già in uno stato di esaltazione spirituale, le sue motivazioni sono oltre la domanda, anche se tale sua giustificazione non lo salverà da una possibile accusa criminale.

E' invece tutt'altra questione quando il principiante cerca il Nirvana facendo un viaggio con l'LSD o quando gli ecclesiastici, la cui spiritualità rosata è stata sbiancata dall'abbagliamento di questo mondo, tentano di imbellettare la loro fede con uno o due litri di porto. Sebbene ai Buddhisti sia proibito dai Precetti usare sostanze per alterare la mente, purtroppo questa regola non è a volte rispettata da alcuni adepti, soprattutto quelli che si impegnano in altre forme di Yoga Taoista di matrice Buddhista. Per questi il Satori ed il Samadi costituiscono una linea che divide: prima dell'illuminazione o della unione divina, la regola è che non si devono usare sostanze quali l'alcool o droghe per fini rituali.

La realtà è che l'Unione con Dio è raramente o addirittura mai sperimentata da chi non sia stato riverentemente umiliato dalla sofferenza attraverso un lungo periodo di sacrificio dell'ego. Ogni anno, inoltre, si sente parlare di alcuni meravigliosi progetti scientifici di ricerca in cui le droghe sono usate per indurre i più alti stati di coscienza, compreso il Nirvana. Per quanto i lettori di tali ricerche siano molto interessati, nulla in realtà viene da questi studi. I ricercatori, comunque, sembrano metterli ad un uso buono, offrendoli come evidenza della loro innocenza accademica quando fanno domanda per delle concessioni e per essere esonerati dai vari statuti di controllo sulle droghe.

Chiunque pensa di trovare una scorciatoia chimica per ottenere la salvezza è pericolosamente e tragicamente in errore. Se le sostanze chimiche potessero veramente portare alla Slavezza, i drogati, chi usa acidi, cocaina o oppio sarebbero diventati tutti dei santi. La dura realtà è invece che chi si droga viene assorbito totalmente dal proprio io egoistico, non altruistico. Gli psicologi in questi ultimi anni studiano con le tecniche del biofeedback, le onde celebrali e gli stati ipnotici. Tutto ciò è una cosa meravigliosa, la ricerca è una esperienza meravigliosa, ma la scienza non è la religione.

(Continua…)

 
Ultima Modifica: 31-07-2003
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